La sindrome di Down è una anomalia cromosomica dovuta alla presenza di un cromosoma 21 in più di origine materna. E’ causa di ritardo mentale e può essere associata ad altre problematiche o malformazioni. Circa 1 bambino su 700 nasce con questa sindrome.
La probabilità di avere un figlio affetto da questa malattia aumenta con l’avanzare dell’età della madre. Tuttavia, numerose evidenze scientifiche consolidate hanno confermato che l’uso della sola età materna come parametro di screening sia riduttivo nell’identificare le gravidanze realmente a rischio.
Il test combinato permette di effettuare un ricalcolo del rischio di base che tiene conto non solo dell’età materna ma anche di altri parametri ecografici e di laboratorio, permettendo di ottenere un rischio specifico e individuale per ogni donna gravida in quella gravidanza.
Il test combinato è uno dei metodi (un test di screening) per il ricalcolo del rischio personalizzato della trisomia 21 e della trisomia 18 e 13. E’ un esame basato sul dosaggio di due proteine placentari presenti nel sangue materno e su un’ecografia specifica.
Prelievo di sangue
Viene effettuato un prelievo di sangue materno per il dosaggio di due proteine prodotte dalla placenta (PAPP-A e free-beta hCG) che nei feti affetti dalle suddette anomalie cromosomiche hanno valori diversi da quelli riscontati nei feti con corredo cromosomico normale. La sensibilità del test è massima se il prelievo viene eseguito tra la 9° e la 10° settimana di gravidanza, per cui è consigliabile eseguirlo in questo periodo.
Ecografia per la misurazione della Translucenza nucale (NT)
Viene effettuata una specifica ecografia tra la 12° e la 13° settimana per la determinazione della translucenza nucale. La translucenza nucale è dovuta ad un piccolo accumulo di fluido localizzato nella nuca del feto, tra la cute e tessuti sottostanti. Lo spessore della translucenza nucale aumenta con l’aumentare dell’epoca gestazionale: quindi ad una determinata lunghezza del feto (CRL)corrisponde un determinato valore di normalità della translucenza nucale.
Quando l’ecografia riscontra uno spessore della translucenza nucale aumentato, soprattutto al di sopra del 99° centile, il feto ha un rischio più elevato di anomalie cromosomiche (in particolare la sindrome di Down e meno frequentemente le trisomie 13 e 18 ), di malformazioni cardiache o di sindromi genetiche rare, anche se la maggior parte di questi feti non ne sarà affetto.
Il rischio di anomalia cromosomica aumenta con l’aumentare della translucenza nucale per cui se la NT ha un valore tra il 95° e il 99° percentile il rischio è del 4%, mentre se tra 3,5 -4,4 mm è del 21%, se tra 4,5 e 5,4 mm è del 33% e se maggiore di 6,5mm è del 65%.
Presso lo Studio Medico Melappioni il test combinato viene eseguito sempre con la valutazione di marcatori ecografici aggiuntivi: osso nasale, flussimetria del dotto venoso e della valvole tricuspide per aumentare la sensibilità dell’esame e ridurre la percentuale dei falsi positivi.
Questo tipo di indagine ecografica deve essere eseguita necessariamente da ecografisti esperti che abbiano conseguito l’abilitazione a svolgere tale esame presso la Fetal Medicine Foundation di Londra
Interpretazione del test
Il test combinato risulta positivo quando indica un rischio al momento del test pari o superiore a 1:250
Il test combinato risulta negativo quando indica un rischio inferiore a 1:250
Il test presenta una sensibilità di circa l’85-90% ed un numero di falsi positivi pari circa al 5%.
Ciò significa che il test è in grado di identificare correttamente circa 85-90 feti affetti ogni 100 feti affetti da sindrome di Down.
Il falso positivo è un falso allarme: si è sospettata la condizione patologica indagata che non sarà confermata all’esame invasivo.
Il test presenta inoltre anche la possibilità di avere dei falsi negativi, cioè delle false rassicurazioni: in realtà non viene sospettata la condizione patologica indagata nonostante sia presente.
Il test Combinato è un esame di tipo probabilistico e non permette di riconoscere od escludere con certezza l’anomalia cromosomica indagata. Un risultato negativo dello screening riduce il rischio che il feto sia affetto dalla patologia indagata, ma non lo azzera, cioè non può escludere con certezza la presenza delle anomalie cromosomiche indagate
Le donne con un test di screening positivo possono sottoporsi a determinazione del cariotipo fetale mediante villocentesi o amniocentesi per sapere se il feto è realmente affetto.
E’ razionale proporre la diagnosi prenatale invasiva alle donne con feti con NT aumentata e se la NT è superiore a 3,5 mm nel caso in cui il cariotipo standard sia normale è d’obbligo approfondire con l’array CGH per la diagnosi delle sindromi da microdelezione. Tali pazienti dovranno sottoporsi anche ad ecografia premorfologica e ad ecocardiografia fetale precoce.
La Fetal Medicine Foundation utilizza un’altra stratificazione del rischio identificando un rischio elevato se superiore a 1: 100 mentre un rischio intermedio tra 100 e 1000. Alla luce della recente introduzione dell’esame del DNA fetale proporre alle donne con un rischio intermedio l’esame del DNA fetale da sangue materno aumenta la detection rate della sindrome di Down, così pure come sottoporre all’esame invasivo sole le donne con rischio superiore a 1:100 limita il numero delle diagnosi invasive abbattendo i costi e limitando il numero delle perdite fetali da diagnosi invasiva